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Jobs Act, critiche da NCD, Forza Italia, M5S e PD: “Libertà di licenziare”

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Redazione

Il Jobs Act non va per nulla giù ai moderati del Partito Democratico che oltre al decreto sul lavoro non digeriscono nemmeno la leadership rivendicata più volte dal premier Matteo Renzi. Le riforme attuate con la Legge di Stabilità hanno destato molta delusione nel Nuovo Centro Destra che avrebbe voluto una riscrittura dell’articolo 18. Maurizio Sacconi, Senatore del NCD, ha riferito a Sky TG24: «Siamo nell’ambito dei piccoli passi che con il tempo forse qualche effetto lo daranno certo non immediato però, non garantiscono un diverso atteggiamento del datore di lavoro rispetto al contratto a tempo indeterminato che era l’obiettivo fondamentale». Per Giovanni Toti di Forza Italia «compromesso al ribasso sul mercato del lavoro. Una legge di stabilità che non diminuisce le tasse anzi sostanzialmente le aumenta e probabilmente le aumenterà pure per l’anni prossimo. Il Tfr in busta paga che toglierà liquidità alle piccole imprese e nessuna reale sburocratizzazione per fare imprese in questo paese». Stefano Fassina, deputato del PD ed ex viceministro dell’Economia e delle Finanze, ha attaccato duramente il lavoro del Presidente del Consiglio: «Con questo Jobs Act completa libertà di licenziare, Renzi segue l’agenda della Troika e prosegue l’attività di Monti e Letta di svalutazione del lavoro. Non è una rivoluzione copernicana. E’ una rivoluzione conservatrice, un cambiamento regressivo». Fabiana Dadone, deputata del Movimento 5 Stelle, ha ribadito ai microfoni di Sky TG24 che tutto il movimento è contrario allo stralcio dell’articolo 18 «perché in un momento di crisi economica come questo dare la possibilità di licenziare per motivi economici è di fatto non andare a tutelare il lavoratore ma sempre e solo altre persone».

Le giovani partite Iva ulteriormente penalizzate dalla Legge di Stabilità
Le giovani partite Iva, ovvero la categoria meno tutelata di sempre, grazie alla Legge di Stabilità appena approvata in Parlamento e fortemente voluta dal governo Renzi, si ritroverà ulteriormente penalizzata. Lo stesso presidente del Consiglio ha ammesso di aver trascurato le partite Iva e promette un provvedimento per il 2015. Il problema sta nel nuovo Regime dei Minimi che non favorisce le fasce più deboli ma anzi le peggiora: il forfait del 5% destinato agli under 35 con reddito fino a 30mila euro o comunque per i primi 5 anni di apertura passa al 15% ma non sarà più limitato nel tempo. Non ci saranno più fasce di età ma di reddito: 40mila per i commercianti, 15mila euro per i professionisti.

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