Svolta nel giallo della morte di Federica Mangiapelo, la sedicenne ritrovata cadavere la mattina del 1 novembre 2012 lungo le rive del lago di Bracciano. La procura di Civitavecchia ha ordinato l’arresto del fidanzato della giovane, Marco Di Muro, barista ventenne di Anguillara, per l’accusa di omicidio volontario. Secondo la ricostruzione del pm, Di Muro avrebbe ucciso la fidanzatina al culmine di una lite, affogandola nelle acque del lago. Le prove che hanno inchiodato il giovane sono state le diatomee, alghe di acqua dolce ritrovate in grande quantità nel corpo della sedicenne e sui pantaloni del ventenne, che li indossava proprio la notte dell’omicidio, particolare confermato anche dalle telecamere di una stazione di servizio. Tutte coincidenze che collegano il ragazzo al luogo del delitto. Grande soddisfazione è stata espressa dalla famiglia Mangiapelo: “La famiglia ha sempre creduto che la verità sarebbe uscita fuori – ha dichiarato Francesco Pizzorno, legale di Luigi Mangiapelo, padre di Federica – ora è possibile raccontare cosa accadde veramente quella notte. Non ci siamo mai arresi, con tenacia e pazienza siamo giunti alla verità”. “Siamo arrivati ad una svolta concreta – ha detto lo zio della ragazza – ora attendiamo il processo”. Un processo che ha rischiato di non vedere mai la luce: l’inchiesta sulla morte di Federica era infatti arrivata ad un passo dall’archiviazione da parte della Procura, convinta che la sedicenne fosse morta per una miocardite. Invece, sono state le diatomee a rivelarsi importanti nel provare che Federica era morta per omicidio. L’archiviazione era stata respinta con tenacia da Andrea Rossi, avvocato della famiglia della giovane, che aveva chiesto al gip una consulenza, successivamente disposta lo scorso gennaio, per stabilire che la ragazzina fosse stata affogata. E così è stato: l’incidente probatorio ha stabilito che Federica è morta per annegamento. Tra l’altro, la sedicenne era un’esperta nuotatrice e sembra molto strano che fosse morta in 30 cm d’acqua. Di Muro ha sempre sostenuto di aver litigato con la fidanzata e di averla lasciata in mezzo alla strada, poi aveva inanellato una bugia dietro l’altra per depistare: disse alla madre di lavargli i vestiti di quella sera dicendo che gli servivano per una festa, ma in realtà doveva cancellare le prove. Si era poi disfatto delle scarpe indossate al momento del delitto. Adesso si trova nella caserma dei carabinieri di Roma Cassia per la notifica di custodia cautelare ai domiciliari per omicidio volontario aggravato.