Ormai in carcere da quasi due anni e condannato per più procedimenti giudiziari a suo carico per un totale di oltre 14 anni di detenzione da scontare (poi ridotta a 9 anni e 8 mesi), Fabrizio Corona ha chiesto la grazia parziale al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. In pratica è stata richiesta la cancellazione dei cinque anni della pena per estorsione inflittagli a causa delle foto scattate all’ex attaccante della Juventus, David Trezeguet, poi ricattato per non farle uscire nelle copertine dei giornali scandalistici. Corona, scrive nella lettera di non poterne più di essere paragonato in termini di pena ad un “pericoloso delinquente tipo narcotrafficante o mafioso” ma di voler essere considerato e dunque scontare la pena come “un normale detenuto”. Se dovesse venire accolta la grazia parziale, richiesta in quanto bisognoso di cure, l’ex paparazzo catanese potrebbe richiedere l’affidamento in prova per iniziare un percorso terapeutico e poter scontare la parte rimanente delle pene già definitive anche fuori dal carcere. La madre di Corona, Gabriella Previtera, intervistata in merito alla vicenda ha dichiarato di non conoscere quanto scritto in dettagli nella lettera indirizzata dal figlio al presidente Napolitano ma di sperare che la grazia venga accolta. Le righe scritte dall’ex paparazzo dei vip finito in manette coinvolto per lo scandalo Vallettopoli, prima che vengano lette dal capo dello Stato passeranno per un primo esame dal tribunale di Sorveglianza di Milano dove se ne occuperà Beatrice Crosti, già giudice dell’ex premier Silvio Berlusconi, per poi passarle al ministro della Giustizia. Solo infine arriveranno sulla scrivania di Giorgio Napolitano, il quale avrà la parola finale e decisiva. Nei mesi scorsi in molti sia del mondo dello spettacolo che di altri settori, si erano mossi per far ottenere la grazia a Fabrizio Corona. Tra i tanti anche il giornalista Marco Travaglio e Adriano Celentano che dal suo blog scriveva una lettera in difesa dell’ex Re dei paparazzi, indirizzata al Presidente Napolitano.