Svolta nel processo d’appello bis per il delitto di Garlasco (Pavia): Alberto Stasi è stato condannato a 16 anni di reclusione dalla corte d’Assise d’appello di Milano per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto nell’estate 2007. Il commercialista, assolto in primo e secondo grado prima che la Cassazione annullasse la sentenza d’appello, è stato condannato all’interdizione perpetua dai pubblici uffici nonché al risarcimento di un milione di euro alla famiglia di Chiara. I suoi difensori hanno comunque fatto sapere che ricorreranno in Cassazione. La reazione dei coniugi Poggi è stata quella di una composta commozione: il padre di Chiara, Giuseppe Poggi, aveva le lacrime agli occhi, mentre la moglie Rita ha istintivamente abbracciato il cugino della figlia, Paolo Reale, al momento della lettura della sentenza: “Siamo soddisfatti, non abbiamo mai mollato – ha dichiarato a caldo ai microfoni la signora Rita – adesso andrò sulla tomba di mia figlia per dirle “Ce l’hai fatta!””. “Ci aspettavamo la verità per Chiara e oggi abbiamo avuto una risposta – ha detto l’avvocato di famiglia Gian Luigi Tizzoni – non ci interessa la sentenza, quello che volevamo era la solo la verità”. A Stasi, che ha reagito impassibile alla sentenza anche se i suoi avvocati lo hanno descritto “sconvolto”, non è stata riconosciuta l’aggravante della crudeltà, come aveva chiesto il sostituto Pg, che poteva anche farlo condannare a 30 anni. Proprio per questo, ha ottenuto una pena inferiore, ridotta successivamente di un terzo per il rito immediato. E così, il processo d’appello bis ha quindi contribuito a ristabilire la verità dei fatti, rivedendo i vecchi errori di indagine e stabilendo nuove perizie di colpevolezza, prima fra tutte l’ormai famosa “camminata” che Stasi avrebbe compiuto all’interno dell’abitazione di Chiara, che aveva stabilito come fosse impossibile che non si fosse sporcato le scarpe dopo aver percorso un pavimento colmo di sangue e non abbia successivamente lasciato macchie ematiche neppure sulla Golf con cui si recò dai carabinieri per dare l’allarme. Inoltre, sono state colmate varie lacune e soprattutto sono stati fatti riscontri sulla famosa bicicletta nera con cui Stasi si sarebbe allontanato dal luogo del delitto, oltre alle verifiche che hanno portato a scoprire che Alberto aveva sempre taciuto su due biciclette di sua proprietà e su un paio di scarpe Geox compatibili con le impronte lasciate nella casa dei Poggi, che non aveva mai consegnato agli inquirenti.
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