Dopo sei anni torna a sedere sulla panchina dell’Inter, Roberto Mancini. Lui, che nonostante avesse ancora quattro anni di contratto, aveva deciso di abbandonare dopo la sconfitta in Champions League con il Liverpool (gol di Fernando Torres) che era valsa l’eliminazione, guiderà la squadra nerazzurra per i prossimi 2 anni e mezzo. Dopo l’annuncio delle dimissioni a due mesi dalla fine del campionato 2007-08, Mancini continuò a guidare Zanetti e compagni fino alla conquista del terzo scudetto consecutivo (uno assegnato a tavolino dopo le sentenze di calciopoli), combattuto sino all’ultimo con la Roma, grazie al gol/magia di Zlatan Ibrahimovic nel diluvio di Parma. Dopo Mancini fu l’era di José Mourinho, poi vennero Benitez, Leonardo, Gasperini, Ranieri, Stramaccioni e infine Walter Mazzarri al suo primo esonero in carriera. Per il ritorno del Mancio ha deciso Erick Thohir, dice l’ex presidente Massimo Moratti, che se ne lava le mani.
Dopo un quinto posto conquistato lo scorso anno, e un inizio del campionato in corso non certo dei migliori, l’ex allenatore del Napoli non può recriminare l’esonero che a risultati alla mano è più che giusto per una squadra che non ha mai brillato e non ha mai dato l’impressione di essere una grande. L’ultima goccia a far traboccare il vaso, il pareggio a San Siro con il Verona, in uno stadio che non ha mai trovato un feeling con il livornese e che adesso festeggia il ritorno di un Mancini in versione 2.0, pronto per – a detta sua su Twitter – una nuova stimolante sfida, contento di riabbracciare i tifosi nerazzurri.
L’ex fantasista della Sampdoria guadagnerà 2,7 milioni netti il primo anno (6 mesi) e 4 netti più bonus gli altri due. Pur di tornare ad allenare la squadra con cui ha vinto di più ha deciso di dimezzarsi lo stipendio rispetto agli 8 milioni percepiti sia al Manchester City che al Galatasaray. Domenica 23 novembre alle ore 20.45, ci sarà la prima gara ad attenderlo, forse la più importante della stagione: il derby con il Milan dove ritroverà anche Torres, il giocatore che con il suo gol in Champions nel 2008 decise, a sua insaputa, le dimissioni e la fine della prima era Mancini sulla panchina nerazzurra.