Una cinquantina tra quadri, schizzi e disegni preparatori che narrano la genesi di una mente complessa, ma geniale; da domani, Palazzo Reale di Milano apre la mostra “Van Gogh. L’uomo e la terra”, che resterà aperta fino all’8 marzo dell’anno prossimo. Una mostra che però non tiene conto dei passaggi finali del cammino del grande pittore olandese, che sono anche quelli più famosi, ma che parte da lontano, quando il giovane Vincent visse a Nuenen, una cittadina rurale al confine con il Belgio, tra il 1883 e il 1885, ambientandosi in quel mondo composto da contadini e minatori inizialmente per fare il predicatore (come lo era suo padre) e successivamente per seguire la vocazione artistica, giunta nel frattempo. Per questo la tematica portante dell’esposizione è la terra: all’inizio, Van Gogh vuole seguire le orme del padre predicando, vive in mezzo a quella povera gente con un fervore che i contadini stessi trovano esagerato, vedendo l’Olanda rurale e povera lui sentiva di aver trovato in qualche modo Dio e, se impossibilitato a fare il reverendo (le autorità religiose olandesi gli negarono poi l’autorizzazione, ritenendolo troppo fanatico), allora egli lo avrebbe servito tramite la pittura e annullandosi in essa, come fece fino alla fine dei suoi giorni. Sì, perchè Vincent sentiva il suo lavoro come una missione: all’epoca della sua vita a Nuenen, non ha ancora scoperto i colori forti, ricchi di sole e luce ispirati dai paesaggi della Provenza, ha davanti a sè un luogo povero, abitato da poveri, e la terra è scura e inospitale, fatta non per essere ammirata, ma per essere lavorata.
Un Van Gogh che pochi conoscono, ancora lontano dall’esplosione di colori successiva
Per questo i suoi primi lavori sono improntati su colori scuri, terrei appunto, tra il marrone e il nero, pervasi da un cielo plumbeo che dà, ad alcuni di essi, un’atmosfera quasi inquietante. E questi saranno i dipinti esposti a Palazzo Reale. A lui non importavano i paesaggi bucolici, voleva rappresentare la povertà nella sua crudezza senza i soliti filtri romantici e stucchevoli e nel contempo, influenzato anche dai cambiamenti sociali della sua epoca, fare del contadino la perfetta rappresentazione dell’uomo, onesto e puro, che gode meritatamente dei soli frutti del suo lavoro, come diceva egli stesso in merito al suo primo capolavoro, “I mangiatori di patate”. Nonostante la cupezza che qualcuno ha rimproverato a queste prime opere, il messaggio di Van Gogh è puramente solare: l’uomo che vive a contatto con la Natura è assimilabile al divino. La mostra sarà divisa in sei sezioni, con opere che provengono da collezioni internazionali, dal Van Gogh Museum di Amsterdam e dal Kroller – Muller di Otterlo. Capolavori che testimoniano la maturazione artistica e l’entusiasmo di un uomo che cercava Dio e lo ha trasfigurato con i colori.
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