Nella terza giornata della fase a Gironi della Champions League 2014/15, la Roma incappa in una sconfitta storica. Il Bayern Monaco di Pep Guardiola umilia i giallorossi all’Olimpico con un sonoro 7-1. La disfatta si consuma già nel primo tempo quando i giocatori vengono mandati dall’arbitro a bere un tè caldo sul risultato di 5-0: in rete Robben (9′), Götze (23′), Lewandowski (25′), Robben (30′) e Müller su rigore al 36′. Nel secondo tempo a segno Gervinho (66′), Ribery (78′) e Shaqiri (80′) per il definitivo 7-1 in favore dei bavaresi. In classifica giallorossi sempre al secondo posto grazie al pareggio per 2-2 tra CSKA Mosca e Manchester City. A fine partita, il tecnico della Roma, Rudi Garcia, recita il mea culpa: “La colpa è mia. Non si tratta di un crollo mentale, ma bensì tecnico”, queste le parole dell’allenatore francese che continua “abbiamo lasciato giocare il Bayern nel primo tempo e la colpa è mia. Ho sbagliato strategia, dovevamo giocare molto più chiusi, solo che una volta sotto dopo dieci minuti fa anche il gioco del Bayern. Siamo stati spettatori della partita ed è questo che non mi piace perché dovevamo essere più compatti”.
Per Rudi Garcia è normale perdere contro il Bayern Monaco
“La sconfitta con il Bayern ci mostra tutti gli step che dobbiamo fare per raggiungere le migliori squadre del mondo. Conto il Bayern Monaco è normale perdere perché loro vincono sempre, questo però è uno schiaffo e così fa male. Nonostante ciò nel secondo tempo abbiamo reagito e senza Neuer si potevano fare tranquillamente uno o due gol in più. Già sabato dobbiamo dimostrare di essere un gruppo mentalmente forte. L’unica buona notizia è il pareggio tra Cska e Manchester City che ci permette di essere ancora secondi”.
Per Daniele De Rossi è una lezione che serve per il futuro
“Il risultato – spiega il centrocampista giallorosso – è la cosa più eclatante. Dobbiamo cercare di trovare i punti positivi, per il futuro è una lezione che ci serve. Non dico che ci ridimensioni, ma sicuramente ci fa capire che c’è tanta strada da fare”. “Vedere i tifosi applaudirci a fine partita è una pugnalata al cuore, perché loro ci sono stati sempre vicini”.