“La nostra terra”: il 18 settembre esce il nuovo film di Manfredonia
Ritorno in grande stile al cinema per il regista Giulio Manfredonia, dopo i passati successi di Qualunquemente (2011) e Tutto tutto niente niente (2012): il 18 settembre esce nelle sale italiane La nostra terra, prodotto da Lumiere & Co. in collaborazione con Rai Cinema e distribuito da Visionaria e Videa, ed interpretato da Stefano Accorsi e Sergio Rubini. Una storia che affonda le mani nell‘assurdo, ma neppure tanto: Filippo lavora da tanti anni al Nord nell’antimafia, per conto di una cooperativa. Un giorno viene chiamato a dirigere la riconsegna alla legalità di un podere del Sud che è stato confiscato ad un boss e là conoscerà l’ex fattore (rimasto però alla base) Cosimo e una ragazza, Rossana. Dopo aver raccontato, con toni grotteschi, la corruzione e l’illegalità negli ultimi due film, questa volta Manfredonia passa sull’altra riva: “Si tratta di una storia vera, che parla di mafia in senso lato – ha spiegato il regista – la descrive come mentalità, come modo di organizzare la società. Perciò quella del mio film è una strana antimafia, fatta di lavoro e non di parole, non repressiva, ma modello alternativo di società ed economia. E’ un’antimafia al positivo, si ride e si vive la storia con leggerezza”. Manfredonia ha raccontato di aver girato per molte masserie e cooperative antimafia al Sud per ispirarsi, dalla Placido Rizzotto in Sicilia a quella di Mesagne, la cui storia è servita da fonte per il soggetto del film: “Questa non è la storia di Libera, ma è un corollario di tante storie”. In ogni caso, all’anteprima del film, prevista per lunedì 15 settembre alle ore 21 all‘Anteo di Milano in diretta satellitare con 50 cinema italiani, sarà presente anche il fondatore dell’associazione don Luigi Ciotti. “Il film nasce da un percorso particolare – ha aggiunto Manfredonia – quando vuoi affrontare un argomento con idee precostituite, trovi successivamente qualcosa di più complesso e diverso. Siamo stati in varie cooperative a Corleone o a Casal di Principe e abbiamo capito che bisogna prendere posizione, perchè il bene e il male esistono, ma le persone possono cambiare soprattutto sul versante culturale“.
Anche i due attori protagonisti sono stati contagiati dal concetto di percorso culturale: “E’ un percorso interessante, l’arco del mio personaggio racconta qualcosa che mi sta veramente a cuore – ha raccontato Accorsi – la terra ti da tanto, ma ti chiede anche qualcosa della tua anima“. “Oggi il Sud viene rappresentato al cinema o come violentissimo oppure abitato da gente buona e un po’ stupida – ha spiegato invece Rubini – il mio Cosimo sta invece in una zona grigia, ambigua. Il Sud è infatti pieno di contraddizioni”