Comix, Dylan Dog si rinnova e cambia pelle definitivamente
Era l’ormai lontano 1986 quando, nelle edicole di tutta Italia, usciva il primo numero di Dylan Dog, edito dalla mitica Sergio Bonelli Editore, fucina di tutti i sogni degli adolescenti italiani dal dopoguerra in poi. Ma con Dylan il fumetto abbandonò il sogno e si trasformò in incubo, sottolineato ampiamente dalla copertina del primo albo: il protagonista in un cimitero, rischiarato dalla luna piena, alle prese con zombi pericolosissimi. Non è un caso che il nostro affezionato Dog uscì a metà degli anni Ottanta, quando l’horror cinematografico italiano era alla sua parabola discendente. Dylan Dog, creato dal romanziere Tiziano Sclavi, se ne appropriò contaminandolo con tematiche romantiche, gotiche e fantascientifiche, nonché grottesche. E il successo fu mastodontico; un personaggio per la prima volta insicuro, come tanti ragazzini, che combatte gli incubi degli altri per non pensare ai propri, dalla personalità complessa e colmo di fobie e manie. L’indagatore dell’incubo è stato l’esempio lampante di quanto sostenuto da Umberto Eco nelle sue teorie sulla cultura di massa: ha assimilato molti generi e contenuti, sdoganando anche elementi della cultura “alta” rendendoli abbordabili da quella di massa. E adesso, dopo molti anni, Tiziano Scalvi ha deciso di rinnovare la sua creatura: il prossimo numero della serie, il 337, si intitolerà “Spazio profondo” e non sarà più il Dylan Dog di prima.
Scalvi si fa affiancare da Roberto Recchioni rivoluzionando il fumetto italiano
Intervistato da “La Repubblica”, Sclavi ha dichiarato che questo cambiamento è motivato dal non sentirsi più immedesimato nel personaggio: “Ricevevo anche molte lettere dai lettori che condividevano questa mia linea di pensiero”. Del nuovo numero si sa solo che l’ispettore Bloch, fraterno amico e figura paterna per Dylan, andrà in pensione mentre l’indagatore dell’incubo fronteggerà un nuovo nemico ed avrà pure un cellulare. Per questo nuovo Dylan, Sclavi ha deciso di farsi affiancare da uno dei più brillanti autori del fumetto italiano odierno, Roberto Recchioni, autore di “Orfani” sempre per la Bonelli, in cui si è tentato per la prima volta di contaminare il fumetto italiano con i manga e i videogiochi: “Ho scelto Recchioni perché mi ricorda stilisticamente il Dylan Dog dell’inizio – ha raccontato Sclavi – ho letto una sua storia e l’ho trovato formidabile”. E racconta come è nato Dylan Dog; dalle sue stesse paure e ossessioni, anche dalla depressione e da un breve periodo di alcolismo (lo stesso Dylan ha un passato da alcolizzato). E alla domanda su cosa ha sempre rappresentato per lui l’indagatore dell’incubo ha risposto: “Fantasia e libertà. A Sergio Bonelli Dylan non è mai piaciuto neanche così tanto, ma mi ha sempre lasciato libero, visto anche il grande successo. Una sola volta è venuto a dirmi: “Questa storia avrei voluto scriverla io”. Ero al settimo cielo!”.