Parla il papà di Vanessa Marzullo: “Che dovevo fare? Legarla?”
La sorte di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due volontarie rapite in Siria lo scorso 31 luglio da un gruppo armato nei dintorni di Aleppo, è ancora un mistero. La Farnesina ha chiesto il silenzio stampa, ma alcuni servizi di Intelligence azzardano un po’ di ottimismo: “Siamo sulle tracce dei rapitori, sappiamo dove sono le ragazze e in mano a chi“. Quello che fa schiumare di rabbia molti italiani è vedere contrapposti l’idealismo, la solidarietà e la voglia di giustizia di queste due ragazzine contro le logiche spietate delle bande che imperversano nell’interno della Siria, per le quali le uniche cose che contano sono la forza e il denaro. Vanessa e Greta avevano deciso di andare in Siria per la terza volta, nonostante le opposizioni e le raccomandazioni dei propri familiari, che adesso non si danno pace. L’unico che finora si è voluto aprire ai giornalisti è stato il padre di Vanessa, Salvatore, per sfogare il suo tormento di genitore che non è riuscito a far cambiare idea alla figlia. L’intervista uscirà domani su Oggi. “Io e la mia famiglia avevamo fatto di tutto perchè non partisse – ha raccontato – le avevamo detto che poteva creare una fondazione in Italia e mandare aiuti da casa; ma lei niente, sentiva che non poteva aiutare quella gente stando ferma nel nostro Paese. Doveva recarsi là, in quell‘inferno“. Il signor Salvatore non riesce a trattenere la commozione: “Cosa potevo fare? Vanessa è maggiorenne, è una ragazza responsabile; ho cercato di farla ragionare, ma vedevo che non ascoltava i miei consigli, voleva andare là. Non potevo certo legarla, non potevo impedirle di fare quello che voleva. Avrò sbagliato? Ditemelo voi!”
Salvatore è anche amareggiato per le voci e gli insulti contro Vanessa e Greta che imperversano in Rete in questi giorni, come le parole dell’assessore varesotto Stefano Clerici, che ha detto che le due ragazze sono andate in Siria a farsi i selfie: “Ma quali ragazzine superficiali! Vanessa è tutto il contrario: è una ragazza profonda, si immedesima nel dolore degli altri e non riesce a stare con le mani in mano. Lo so, resta pur sempre una ragazza di 21 anni. Il compito suo e di Greta doveva essere quello di consegnare gli aiuti al di là delle linee e tornare indietro. Invece deve essere successo un imprevisto che non sappiamo. Lei e Greta non dovevano andare oltre, ma non tollero che vengano definite immature e superficiali”. Salvatore chiude l’intervista ricordano il grande gesto che Vanessa sentiva di dover compiere: portare serenità dove c’è sofferenza. “Mi ripeteva sempre che non è con le armi che si vince una guerra, ma con grandi ideali e grandi gesti”.
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