Ministro del Lavoro Poletti: “Sulle pensioni solo riflessione”
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti (Pd), alla fine del Meeting di Cl a Rimini, ha risposto ad alcune domande dei giornalisti presenti. Si è parlato non solo di pensioni e articolo 18 ma anche delle presunte divergenze con il presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Io marginalizzato dal premier? Assolutamente no – risponde Poletti – Con Renzi ci siamo sentiti anche ieri”. Sulle pensioni, spiega che c’è stata solo una riflessione ma che non c’è al momento alcun progetto di intervento per la Legge di Stabilità, è dunque “più un tema di riflessione generale che un progetto concreto”. Il ministro è convinto che per spingere la crescita bisogna “spingere gli investimenti, utilizzando tutte le risorse già destinate a opere che non si riescono a fare, quindi abbiamo bisogno di spingere gli investimenti, utilizzando tutto ciò che si può utilizzare, prima di tutto tutte le risorse già destinate a infrastrutture e a opere che non si riescono a fare”. Ed ecco il tema più scottante, l’articolo 18: “la situazione è molto chiara – dichiara Poletti a SkyTg24 – vogliamo intervenire attraverso la presentazione in Parlamento di una legge delega che interviene su tutti i temi del lavoro, dagli ammortizzatori sociali alla riforma dei contratti, dalla maternità alla riduzione della burocrazia. E se guardiamo all’insieme di questa norma siamo di fronte a una norma che non produce tensioni ma che aiuta a migliorare il mercato del lavoro, e noi lo vogliamo fare in maniera complessiva”.
Il ministro ha cercato dunque di rassicurare un po’ su tutto, sul web però credono molto poco alle sue parole e si scatenano le critiche con commenti poco positivi specialmente in termini di pensioni; ecco ad esempio un commento pubblicato da un utente su Il Fatto Quotidiano, e questo è solo uno dei commenti meno duri: “Non è previsto nessun intervento sulle pensioni nel senso che quelle da fame rimangono tali esattamente”.
E’ molto importante – conclude Poletti – “evitare il braccio di ferro, senza impiantare un discorso complessivo di riforma del mercato del lavoro”.