Guerra aperta in Libia, in fuga oltre 100 italiani dal Paese
La Libia è in preda a violenze ed esplosioni. Mentre si cerca di dare finalmente un assetto democratico al Paese, Tripoli, Bengasi e tutta la Cirenaica sono teatro di violentissimi scontri tra le milizie islamiche e le forze speciali libiche e tra le stesse milizie che si contendono, tra l’altro, il controllo territoriale dell’aeroporto internazionale di Tripoli. Nel frattempo, una cinquantina di membri della nuova Camera dei rappresentanti, eletta il 25 giugno, si è riunita a Tripoli, secondo il quotidiano Lybia Herald, per la preparazione dell’imminente passaggio di poteri dal Congresso nazionale uscente, previsto per il 4 agosto a Bengasi; ma proprio la città orientale risulta ancora più pericolosa ed esposta di Tripoli a causa della presenza dei gruppi armati e, soprattutto, dei jihadisti di Ansar al Sharia.
Ormai è guerra aperta: è stato calcolato che a Tripoli ci sono stati oltre 100 morti e 400 feriti nelle due ultime settimane a causa degli scontri, mentre a Bengasi proprio oggi sono risultati 38 morti in alcune sparatorie tra le forze speciali e i gruppi islamici armati. L’allarme è alto e molte ambasciate hanno iniziato a mobilitarsi: dopo l’evacuazione, ieri, di quella statunitense, anche Inghilterra, Germania, Olanda e Francia hanno iniziato a lanciare appelli ai propri connazionali affinché lascino il Paese. L’ambasciata italiana, al momento, non si è organizzata e resta aperta e operativa, ma il governo ha approntato da giorni un piano di tutela degli italiani che si trovano nelle zone più a rischio. Comunque, la Farnesina ha fatto sapere di aver già fatto evacuare dalla Libia oltre 100 connazionali che ne hanno fatto richiesta.
E’ notizia di poco fa che la Germania ha fatto richiamare in patria buona parte del personale diplomatico della propria ambasciata, anche se ha garantito che non verrà chiusa del tutto; intanto, continuano ad esplodere incendi intorno a Tripoli. Dopo quello di stanotte, a causa di un razzo che ha colpito un deposito di benzina, un secondo serbatoio di carburante ha preso fuoco oggi e la situazione resta molto pericolosa, come sostenuto dal governo libico che parla di “catastrofe umanitaria e ambientale“.
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