La polvere del tempo, da oggi al cinema
CATANIA, 1 Giugno 2011 – Atteso per ben sette anni, arriva oggi nelle sale il secondo capitolo della trilogia sul Novecento firmata dal maestro greco Theo Angelopoulos dopo il notevole La sorgente del fiume, che raccontava gli anni fino alla seconda guerra mondiale. La pellicola, presentato Fuori Concorso al Festival di Berlino 2009, racconta la storia di un regista cinquantenne deciso a raccontare attraverso un film la storia dei suoi genitori, Spyros ed Eleni, la cui storia d’amore è sempre stata influenzata dagli eventi storici: la II Guerra Mondiale, la Guerra Civile in Grecia, la Guerra in Vietnam, la caduta del Muro di Berlino. Aperto non a caso dall’ingresso degli studi di Cinecittà, il film usa proprio la costruzione del cinema e del linguaggio filmico per raccontare l’essenza e l’impatto delle immagini sull’uomo ma anche sulla storia, messa in scena come un eterno presente in cui passato e futuro si mescolano senza soluzione di continuità, come nelle pareti della giovane Eleni jr o nei dialoghi dei personaggi dentro la stanza d’albergo, dove in tre ritrovano il rapporto tra idillio e inferno. La sceneggiatura pare a volte troppo contorta, con passaggi poco chiari e dialoghi difficoltosi, ma è una delle caratteristiche del cinema della poesia, di pura regia, piano eppure ricchissimo, dal ritmo lento e ipnotico, dalle immagini bellissime, in cui l’assenza di un montaggio classico sostituito da lunghe inquadrature permette al terzetto di attori principali, Bruno Ganz, Irène Jacob e Michel Piccoli, di dare il meglio, nonostante il doppiaggio enfatico e discutibile. Il cinema che presenta Angelpoulos non è un cinema ormai vecchio, ma proprio antico, uno di quelli che non moriranno mai.
Mirko La Rocca