In coma da un anno: doveva solo togliere dei punti
CATANIA, 1 giugno 2011 – Ennesimo caso di malasanità. E a pagarne il prezzo stavolta è stato un uomo 42enne: è trascorso infatti 1 anno esatto da quando Giuseppe Marletta, architetto catanese, si recò all’Ospedale Garibaldi per farsi rimuovere due punti alla bocca applicati dopo l’estrazione della radice di un dente. Da un anno a causa di quell’intervento, o meglio, di chi lo ha eseguito, Giuseppe Marletta è in coma. Irene Sampognaro, la moglie, continua a chiedere giustizia e verità sull’accaduto e chiede alle Istituzioni un aiuto per il viaggio ad Israele dove potrebbe provare a far curare il marito con il metodo del medico Vitali Vassilie. In caso di “mancate risposte dalle Istituzioni”…”è meglio farlo morire. Sono pronta a sospendere l’alimentazione forzata perché lo Stato ha ucciso mio marito e poi lo ha abbandonato al suo destino”…”Ora capisco la famiglia Englaro e molto altro. Non è possibile assistere impotenti, senza giustizia, senza speranza e senza sostegno delle istituzioni, alla sofferenza atroce del padre dei miei figli. In quest’ultimo anno, che cosa ha fatto per assicurare giustizia l’assessore regionale alla Salute Massimo Russo? Giuseppe era entrato al “Garibaldi” per la rimozione di punti di sutura alla mascella che gli erano stati applicati dopo l’asportazione di un frammento di una radice di un dente. L’obiettivo vero era curare una banale sinusite che, ironia della sorte, non è ancora scomparsa e non a caso continuano anche le cure antibiotiche. E’ stato un errore sanitario e il direttore dell’ospedale aveva annunciato un’indagine interna di cui non si è saputo più nulla. Non risulta che il perito incaricato abbia ufficialmente depositato la cartella clinica, non c’è stata alcuna sospensione cautelativa come invece è avvenuto per un caso analogo, e forse meno eclatante, a Palermo”…”Prima di entrare in ospedale scoppiava di salute oggi è immobile in un letto, tracheotomizzato e alimentato con un sondino. Praticamente una vita vegetale se la si può ancora chiamare vita. Solo quando ti ci trovi dentro capisci veramente il caso Englaro. In Italia lo Stato è crudelmente ipocrita: dice di essere per la vita ma in realtà ti spinge a scegliere la strada della morte”.
Annamaria Balistrieri
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