CATANIA, 23 maggio 2011 – Sono trascorsi 19 anni dall’attentato che strappò la vita al Giudice Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e ai tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonino Montinaro. La rabbia però è la stessa, il tempo non è riuscito a spazzarla via, non è riuscito a farci dimenticare la ferocia del tritolo sotto il manto autostradale e l’efferatezza con cui la mafia agisce e zittisce, ma soprattutto non è riuscito a farci dimenticare un uomo, un magistrato, un simbolo per generazioni passate, presenti e future.
Il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari ha riaperto l’inchiesta relativa alle stragi del’ 92 e le ultime dichiarazione del pentito Gaspare Spatuzza sembrano aprire nuove piste di indagine relative all’esplosivo utilizzato per la strage di Capaci. Pare infatti che l’esplosivo, di tipo militare, sarebbe stato recuperato da dei siluri inesplosi della seconda guerra mondiale che si trovavano nei fondali marini : “…Quindi siamo andati a Porticello, ci siamo avvicinati alla banchina e c’erano tre pescherecci ormeggiati: siamo saliti sopra uno di questi e nei fianchi erano legate delle funi, quindi abbiamo tirato la prima fune e c’erano praticamente semisommersi dei fusti, all’incirca mezzo metro per un metro. Quindi, abbiamo tirato sulla barca il primo fusto, poi il secondo e li abbiamo trasferiti in macchina”. S’infittisce dunque il mistero sulle possibili implicazioni di personale altamente qualificato che potrebbe aver collaborato ai “lavori”.
Intanto nel giorno del ricordo, si sono riuniti da a Palermo i ragazzi della legalità: alcuni di loro hanno viaggiato tutta la notte, altri erano lì ad accoglierli… Tutti insieme pero’ portano striscioni che recitano “Caro Giovanni le tue idee camminano sulle nostre gambe”.
Annamaria Balistrieri